La fine di una relazione sentimentale: come superare questo momento
La fine di una relazione sentimentale: come superare questo momento
La fine di una relazione sentimentale, per la stragrande maggioranza degli individui, rappresenta una fase particolarmente dolorosa e critica della propria esistenza a cui spesso si associano anche diversi sintomi fisici come insonnia, cambiamenti nell’appetito, disturbi gastrointestinali, tensione muscolare e riduzione di energie.
Si tratta di un vissuto che per molti aspetti può essere sovrapponibile a un lutto considerando che quest’ultimo viene definito come uno stato psicologico conseguente alla perdita di una persona significativa che ha fatto parte integrante dell’esistenza e che prevede diverse fasi nella sua elaborazione.
Secondo la psichiatra Kübler Ross le persone, a seguito di ogni grande perdita (fine di una relazione), attraversano cinque fasi:
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- fase della negazione o del rifiuto: caratterizzata da un rifiuto dell’esame di realtà. Questa fase viene vissuta più intensamente da chi è stato lasciato. (“Non è vero, non può essere accaduto”).
- fase della rabbia: si provano intense emozioni come la rabbia o la paura ed è caratterizzata da un desiderio di ribellione. (“Perché è accaduto proprio a me? Non poteva succedere a qualcun altro?”).
- fase del patteggiamento: caratterizzata dalla verifica delle proprie capacità di ripresa e delle risorse esterne e dalla ristrutturazione dell’esame di realtà. (“Sto attraversando un momento difficile, ma so che posso uscirne; posso contare sul sostegno delle persone a me care”).
- fase della tristezza profonda: caratterizzata da una resa. La tristezza, che caratterizza questa fase, è un’emozione necessaria per poter comprendere davvero la perdita; essa facilita una connessione con quanto accaduto e solo da ciò si può cominciare a superare gradualmente il dolore. (“Avrei voluto che durante la relazione le cose andassero diversamente, ma sono andate in questo modo”).
- fase dell’accettazione: caratterizzata dall’elaborazione completa della perdita vissuta e dall’accettazione della nuova condizione di vita. (“È andata in questo modo, fa parte della mia storia”).
I vissuti emotivi descritti da Kübler Ross nelle diverse fasi tendono ad alternarsi, a sovrapporsi e a ripresentarsi ciclicamente e con diversa intensità, senza seguire un ordine lineare. (Si tratta di fasi e non di stadi).
Il processo di elaborazione è necessario affinché l’individuo possa riorganizzarsi all’interno di un nuovo sistema di equilibrio e investire in una nuova progettualità.
Il senso di vuoto, la tristezza e il dolore che si vorrebbero evitare a tutti i costi (non dimentichiamo che siamo immersi in una società il cui valore dominante del “riprenditi in fretta e vai avanti” che mal tollera il senso di vuoto e la frustrazione) non sono soltanto delle normali reazioni fisiologiche a seguito di una perdita, ma vissuti funzionali per la sua elaborazione. Così il turbinio di intense emozioni che passa dalla rabbia alla tristezza per arrivare alla paura fino alla colpa è necessario perché permette di guardare la realtà per quello che è, per poi riattivarsi verso una direzione più costruttiva rispetto a quelle precedente.
Spesso si tende a cadere nella trappola di alcune modalità che portano ad un arresto o ad una retrocessione nel processo di elaborazione: rimanere in contatto con il/la proprio ex o cercare delle scuse per farlo, controllare ciò che fa attraverso i social network, frequentare gli stessi posti o le stesse amicizie sono comportamenti da non mettere in atto.
Accettare che si sta attraversando un periodo difficile e prendersi tutto il tempo necessario per superarlo, riconoscere i differenti stati emotivi e dare loro voce senza evitarli o contrastarli a tutti i costi rappresenta il migliore punto di partenza.
Considerare che i momenti più dolorosi della propria esistenza rappresentano un’occasione per guardarsi dentro, per entrare in contatto con le parti più profonde del proprio sé.
Numerose ricerche psicologiche (Richard G. Tedeschi e Lawrence G. Calhoun, 2004) dimostrano come l’elaborazione del dolore a fronte di eventi critici porti a mettere in discussione le credenze e le convinzioni che fino a quel momento avevano rappresentato una bussola esistenziale, per esplorarne di nuove e più autentiche.
Gli eventi negativi, infatti, spingono gli individui a porsi dei quesiti che probabilmente avrebbero ignorato, mettendoli nella condizione di rivedere ciò che era dato per scontato nella vita e a rivalutare le proprie priorità e la propria scala valoriale.
Qualsiasi soggetto può scegliere di colmare il senso di vuoto che lo assale, incanalando le proprie energie verso l’individuazione di nuove strategie creative e costruttive.
La fine di una relazione non deve essere considerata come l’ultima pagina di un libro. Si tratta della chiusura di un capitolo che per certi aspetti ha arricchito la storia narrata rendendola unica. E ciascuno è libero di decidere come iniziare a scrivere il capitolo successivo, partendo da una consapevolezza del contenuto delle pagine precedenti.
Lo psicoterapeuta può aiutare la persona che si sente bloccata in una delle fasi sopra descritte a riconoscere i propri stati emotivi, i pensieri e le reazioni comportamentali e ad affrontare il disagio affiancandola nella costruzione di un nuovo equilibrio.
Dr.ssa Chiara Frassoni
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