Repressione sessuale e aggressività
Repressione sessuale e aggressività
“Esiste una correlazione tra repressione sessuale e aggressività”?
In questo articolo vedremo come diversi studi hanno dimostrato una correlazione tra repressione sessuale e maggiori livelli di aggressività.
Per repressione sessuale possiamo intendere l’impossibilità a riconoscere, esprimere e a vivere la propria natura sessuale, i propri impulsi e desideri, in modo soddisfacente.
Inizierei con l’assunto che il sesso è uno dei bisogni fisiologici essenziali e primari; noi tutti esseri umani siamo esseri erotici.
Lo psicologo statunitense Abraham Maslow, noto per la sua teoria motivazionale basata sul soddisfacimento di bisogni, nel suo grafico piramidale considera il sesso come un bisogno fisiologico basilare, allo stesso modo del respiro, dell’alimentazione, del sonno e dell’omeostasi. Per l’autore il sesso è importante quanto respirare e se ci pensiamo bene, noi non esisteremmo se non fosse per il sesso.
Alla teoria motivazionale di Maslow ci torniamo più avanti.
Secondo Freud (I tre saggi sulla teoria sessuale, 1905) le pulsioni sessuali si manifestano nell’essere umano sin dalla prima infanzia. Anche per Freud le pulsioni sessuali, come la sete e la fame, rappresentano una necessità vitale per l’organismo. Nell’infanzia le pulsioni sono definite parziali poiché correlate a determinate parti del corpo e, a seconda dei diversi stadi di sviluppo (fase orale, fase anale e fase fallica), il loro appagamento è dato dalla stimolazione delle stesse parti (per esempio la suzione nella fase orale). Verso i cinque anni il bambino entrerebbe in un periodo di latenza per poi raggiungere nell’adolescenza una maturazione psico-fisica che porta a integrare le pulsioni in un’attività sessuale genitale completa.
Anche per Kernberg la sessualità è presente nei bambini sin dai primi giorni di vita; le cure e le attenzioni da parte della figura di attaccamento, anche sul piano fisico come i baci, le carezze e la vicinanza, permettono al bambino di sperimentare delle sensazioni piacevoli che ne modellano le prime esperienze erotiche.
La scienza supporta questi costrutti teorici dimostrando come i nostri primi approcci alla sessualità si manifestano sin dalla nascita. Nel corpo della madre, durante il travaglio, aumentano i livelli di ossitocina e di prolattina che sono le stesse sostanze che, come vedremo in seguito, si liberano durante l’orgasmo e che si correlano al piacere fisico e all’amore.
Assodato il fatto che il sesso è un bisogno fisiologico fondamentale su cui si basa la nostra esistenza, vediamo quali sono i benefici di una vita sessuale appagante.
Da un punto di vista neurobiologico diversi studi dimostrano come l’attività sessuale favorisca la produzione nel nostro cervello di sostanze quali l’ossitocina, la dopamina e le endorfine.
L’ossitocina è un ormone correlato ai comportamenti pro-sociali, come l’empatia, l’altruismo e la generosità; inoltre è associato ad una maggiore fiducia nei confronti degli altri.
La dopamina è un neurotrasmettitore che riveste un ruolo chiave nei meccanismi di ricompensa e piacere; inoltre è correlata a funzioni cognitive quali la memoria e l’attenzione, nonché al meccanismo fisiologico del sonno e regola l’umore.
Durante l’attività sessuale l’ossitocina stimola la liberazione della dopamina che amplifica le sensazioni piacevoli dell’orgasmo. Il raggiungimento dell’orgasmo comporta un rilascio di endorfine che aumentano una sensazione di benessere e di piacere.
La scienza dimostra che l’attività sessuale può essere considerata alla pari di un buon antidepressivo.
Queste informazioni ci permettono di comprendere come l’attività sessuale, sia che si tratti di autoerotismo sia nell’ambito relazionale, comporti tutta una serie di benefici per l’individuo, non solo
sul piano soggettivo ma anche interpersonale. Una persona sessualmente appagata tende ad essere empatica, generosa e fiduciosa nei confronti del prossimo al contrario di quello che ci possiamo aspettare da una persona sessualmente repressa volta, invece, a soffocare una pulsione vitale che, come abbiamo capito, è strettamente correlata al nostro benessere psico-fisico. Non dimentichiamo che i sinonimi di repressione sono inibizione, soffocamento e spegnimento.
Diversi studi hanno dimostrato come l’eccessiva repressione dell’istinto sessuale tipica di alcune società sia correlata a livelli maggiori di aggressività.
È interessante citare la ricerca interculturale condotta dallo psicologo J. Prescott e pubblicata su “The Bulletin of Atomic Scientists” (1975) dalla quale emerge come nelle culture che proibivano il sesso prematrimoniale erano registrati maggiori tassi di criminalità e di violenza. Tale ricerca è riuscita a mettere bene in evidenza la stretta correlazione tra repressione sessuale e aggressività, insensibilità, comportamenti criminali, nonché una maggiore propensione a torturare i nemici.
L’etologia ci offre delle interessanti conferme in questa direzione grazie agli studi condotti sui bonobo, le scimmie più vicine alla nostra specie che condividono più del 98% del nostro patrimonio genetico. Il bonobo è più simile all’uomo di quanto lo sia la volpe al cane giusto per dare un’idea.
I ricercatori hanno riscontrato una evidente correlazione tra i livelli alti di eccitazione sessuale e la bassa aggressività nelle comunità dei bonobo, ragioni per cui sono state definite scimmie hippie: i bonobo preferiscono fare l’amore rispetto alla guerra.
Una peculiarità dei bonobo, a differenza di altri primati, è che la loro vita è organizzata in società matriarcali. Il sesso, vissuto nella sua dimensione ludica e non solo riproduttiva, ha un ruolo chiave nella vita sociale dei bonobo. L’attività sessuale, anche tra soggetti dello stesso sesso, assume diverse funzioni come provare piacere, evitare i conflitti, rilassarsi e rafforzare le relazioni.
Per citare il testo di una canzone, sotto diversi aspetti sembrerebbe proprio che il bonobo sia l’evoluzione dell’uomo.
Ora ritorniamo alla teoria dei bisogni di Maslow che è considerata uno dei principali modelli di riferimento sulla motivazione delle persone. Secondo l’autore, quando i bisogni non vengono soddisfatti provocano uno stato di malessere, tensione ed ansietà che impediscono alla persona di evolvere verso la soddisfazione dei bisogni dei livelli superiori, compromettendone così l’autorealizzazione. Per fare un esempio, se una persona ha sonno perché non riesce a soddisfare il bisogno fondamentale di dormire o ha fame perché non può soddisfare il bisogno di mangiare, difficilmente sarà propensa a perseguire dei bisogni più evoluti quali quello di sicurezza, di appartenenza, di stima e di autorealizzazione. Lo stesso vale per il sesso.
L’autorealizzazione favorisce così dei comportamenti pro-sociali e un atteggiamento di apertura verso il prossimo, mentre una mancata soddisfazione dei bisogni provoca frustrazione che tende a sfociare in comportamenti di natura aggressiva. La qualità di vita di un individuo e il grado di benessere tendono a migliorare in modo direttamente proporzionale al soddisfacimento dei bisogni dei diversi livelli, fino all’autorealizzazione.
Pertanto, ritornando al quesito iniziale dell’articolo, quando sentiamo parlare di una correlazione tra repressione sessuale e aggressività possiamo asserire che non si tratta affatto di una legenda metropolitana.
E da cosa può dipendere la repressione sessuale?
Ovviamente non esiste un’unica risposta, ma possiamo ipotizzare alcune cause quali il non avere ricevuto un’educazione sessuale, un atteggiamento sessuofobico in ambito famigliare o nel contesto culturale di riferimento. Spesso le religioni veicolano dei messaggi moralistici che portano a percepire la sessualità come qualcosa di riprovevole e peccaminoso soprattutto se vissuta al di fuori dal sacro vincolo del matrimonio e non finalizzata alla mera funzione riproduttiva.
Al giorno d’oggi sentire eresie quali “la masturbazione provoca cecità” ci fa sorridere, ma pensiamo come queste false credenze siano realmente riuscite a condizionare la vita di diverse generazioni.
Ho aperto l’articolo ponendo un quesito e spero di avervi fornito delle stimolanti risposte in merito. Concludo con un altro quesito auspicando che possa rappresentare un interessante spunto di riflessione per i miei lettori.
“Al giorno d’oggi possiamo affermare che il sesso non rappresenti ancora un tabù nella nostra società”?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Dr.ssa Chiara Frassoni
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